È verde da mozzare il fiato lama Cupa. Per godere un minimo di tanta bellezza, basta correrci sopra avvistandola da quel ponte che da viale Berlinguer si innesta su viale XXV Aprile spaziando in profondità fino al mare di Prima Cala. Possibilmente, però, da quel ponte non si lanci sotto alcun sacchetto, di indifferenziato, si intende. Sotto quello stesso ponte c’è un’isola ecologica, quella di Levante, dove per norma l’indifferenziato non va conferito, ovvio no? L’isola ecologica patria del differenziabile, così come lo dovrebbe essere tutta la nostra città, ogni casa, ogni piazza, ogni tetto. C’è chi ci racconta di usare il mastello soltanto per raccogliere l’indifferenziato, visto che grazie agli orari dell’isola ecologica, ha trovato pace nel conferire ciò che scarta e differenzia di volta in volta, dall’umido a tutto il resto, felicemente quando gli pare, così da non trattenerselo in casa.
Eppure da queste parti si può letteralmente dire che piova indifferenziato dal cielo: ci narrano di sacchi lanciati dalle auto sui ponti, come ad esempio accade spesso sulla “Molfetta sud” della SS16bis. Ovvio che non piovano buste colme di sola polvere di pavimento, per indifferenziato qui intendiamo qualsiasi cosa che non si è avuto scienza, coscienza e pazienza di differenziare in casa propria: dagli avanzi del ragù ai divani bucati.
C’è anche chi ci ricorda che lo schifo di “sopra” poi te lo trovi di “sotto”, cioè in grotta, cioè finisce davvero dappertutto, non è solo visibile sulla terra o a galleggio per mare (e ovviamente non solo d’estate). “Abbiamo il piacere di organizzare esplorazioni nelle grotte”, ci raccontano questi amanti del sotterraneo che conosciamo appesi al campanile tra via Papa Giovanni Paolo II e viale delle Libertà, alle prese con il montaggio di addobbi natalizi.
Nel cartellone dei loro appuntamenti speleologici, un po’ per senso del dovere e un po’ per desiderio di vivibilità anche laggiù, oramai ci imbucano fissa pure la giornata della “raccolta al buio”, perché anche l’ambiente in grotta è una foto della nostra città, cioè di noi stessi; ne è uno dei luoghi più veri, il nostro sotterraneo, tanto che soffre delle nostre malattie: indifferenza per l’ambiente, pigrizia, lassismo.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, recita un detto.
Però chi anche nel sotterraneo pratica il rispetto e lo vuole contemplare, tanto lontano non pensa che debba esserlo, per nessuno di noi, il cuore della Terra.
Seguendo il racconto dei cittadini che incontriamo, ci addentriamo sempre più nella visione di chi, sia esso più a riva, o sia più addentro, vive i quartieri che si snodano lungo Lama Cupa, da parrocchia Madonna della Rosa a parrocchia Madonna della Pace. Se ne parla qua e là, spunta come un fiore, che invece estirperebbe, l’attore principale di questa storia: l’indifferente. Talora è così ben confezionato in buste sparse, qualche metro più in là e finirebbe perfettamente il suo dovere se lanciato diviso tra i cassoni giusti dell’isola ecologica, anziché giacere solitario in campagna, talora è abbandonato sull’uscio stesso dell’isola ecologica, in pratica sull’uscio di qualsiasi casa, purché non sia la propria, l’indifferente pare considerarsi ammissibile ovunque.
Pare che l’indifferente si aggiri spesso da queste parti per le viuzze tra gli ulivi come per i vialoni di questi condomini, o lungo le complanari che attorniano i quartieri. Perde pezzi dall’auto oltre che dalla coscienza: qua un bustone di gusci di cozze e bottiglie di birre, più in là una lavatrice. Per queste stradine del villaggio Belgiovine ci dicono, tanta è la gente a cui piace trascorrerci del tempo: chi per walking, chi per biking, chi per prendersi cura della propria salute insomma, ma anche chi sceglie di abitarci.
Bella zona, direte, esclusiva, vivibile, da farci dell’allenamento a pieni polmoni e beato a chi abita nel verde. Perché Molfetta non sarebbe per tutti e tutte, “verde”? In giro per questi luoghi, ci si imbatte costantemente in ciò che lascia chi viene apposta da casa sua fin qui, non per correre a pieni polmoni, ma per scaricarci i suoi rifiuti, indiscriminatamente. Aggiungiamoci anche quella quota di indifferenziati e indifferenza prodotta dai soliti zozzoni che ancora non mancano in questi come in ogni altro quartiere della nostra Molfetta. I
L’incanto per la bellezza dei luoghi del cuore, a vederli così, finisce che ti si mozzi in gola, appena ti imbatti nella prima delle troppe buste squarciate nell’indifferenza, segno di antieroi che popolano la nostra città, antisportivi per eccellenza, visto che vincere se stessi, la pigrizia e l’indifferenza continua ad essere la sfida più impegnativa a cui siamo chiamati tutti, in qualunque strada o contrada si abiti.
Annarita Digioia – facilitatrice degli incontri