Diario di Annarita – facilitatrice degli incontri
4° incontro territoriale – giorno 4 dicembre, h.16.30/19.30
c/o Seminario Regionale, viale PioXI, ZONA VIALE PIO XI
Riprendiamo a parlarne dalla fine.
Per esempio dalla punta di viale Pio XI, percorso tra le Mimose e don Grittani, dove si può osservare, sul lato con condomini ed esercizi commerciali ai numeri civici, una forma di calpestabilità decorosa del marciapiede, mentre sul lato opposto, quello del seminario, ci si imbatte in un vero e proprio percorso ad ostacoli. Scopo del gioco (non richiesto): “scansa le deiezioni canine! Attenzione a non scivolarci sopra! Dai, fatti forza, almeno porta fortuna (come no…)”.
Audace il pensiero che le attribuisca ai randagi, visto che finora, a Pavlov memoria, non si è mai visto un cane che preferisca farla sistematicamente su un lato marciapiede piuttosto che sull’altro. Invece è più intuitivo e acre il pensiero che siano i proprietari a guidare il proprio fido su quel lato di “nessuno”, o quantomeno, con nessun portone.
Eppure, ci fanno riflettere, quel lungo marciapiede alberato che costeggia il seminario regionale di Molfetta, è ben più frequentato che dai soli binomi fido e relativo umano. Si tratta di un luogo dove la gente in realtà abita perché ci vivono i seminaristi, molfettesi e non.
Molta altra gente abita quella zona per motivi di studio essendo il Seminario Regionale sede universitaria di teologia che arriva a contare più di duecento studenti da tutta la Puglia. Un biglietto da visita di Molfetta, questo marciapiede che coltiviamo a mo’ di campo minato, che ci presenta come grandi amatori di cani noi molfettesi, ma non sempre capaci di gestire ciò che questa passione, assieme a quella per la propria città, comporti davvero, ovvero un pizzico di responsabilità e attenzione in più, in pratica tempo stimato: 1 minuto di impegno nella raccolta.
Ma riprendiamo a parlarne appunto, dalla fine.
Ci piace avviare la conclusione dei nostri incontri territoriali invitando a far mente locale su quanta bellezza ci sia nel quartiere dove di volta in volta ci incontriamo, dalle piccole alle grandi cose che caratterizzano quella zona di Molfetta, ebbene sì, le ricordiamo ciascun abitante per la sua, vero? Questa è la volta delle immagini del tanto verde, della vicinanza ad un’isola ecologica, della presenza di tante scuole e servizi, della tranquillità che si respira passeggiando con i ricordi e la fantasia qui attorno oggi, grosso modo nella zona compresa tra Via Baccarini fin oltre il seminario regionale, giù il mare, in su la ferrovia. Però l’immaginazione corre anche a rappresentare altro.
Come quando, dopo un temporale, si schiarisce il cielo, così vorremmo guardare alla tanta bellezza dei luoghi molfettesi del cuore, liberi di raccontarcela bella, e al più presto tenacemente pulita, la nostra città, in chiusura ad un incontro tra persone, durante il quale si prova ancora una volta a far luce sul perché ancora persistano comportamenti opachi di taluni, ma così grigi da far sembrare sporca la città intera. Ma il temporale schiarisce infine l’aria, purché venga giù tutto il cielo. Non basta insomma, parlare del “cattivo tempo” per sentirsi meglio. Servirebbe la scintilla giusta, per far schiarire e rinnovare. Cosa ancora ci trattiene nel migliorare? Nel prendere davvero a cuore giorno dopo giorno la nostra città?
Non basta insomma lamentarsi stando alla finestra lontano dalle piazze, dietro la tastiera, fuori dalla comunità, sempre colpa è del vicino. E ce lo domandiamo oggi, quanto rischiamo tutti di appiattirci nelle consuetudini a ribasso: non perché si è in un quartiere con i viali alberati che ce li possiamo godere davvero, non perché il quartiere ha la fama di viverci tanti professionisti, che si presenti con strade sicuramente pulite e decorose, non perché in molti ci si lamenti, che gli stessi ci si attivi e ci si impegni di persona, a che le cose cambino, almeno quel tanto che Molfetta si veda differente rispetto a come appaia oggi.
Eppure qua e là durante l’incontro spuntano storie da eroi nel quotidiano del quartiere: chi si rimbocca le maniche e pulisce la sua via (tempo impiegato, un pomeriggio in compagnia), chi immagina come poter esser utile alla comunità da pensionato, magari proponendosi come operatore di dialogo per sensibilizzare (tempo di ideazione, l’accensione di una lampadina) o chi avendo un cane, rispetta più volte al giorno (il già citato 1 minuto in più col fido per raccogliere in strada ciò che in casa non vuole si faccia). Chi si avventura nel dialogo tra le parti: tra amministrazione e cittadini, tra sigle, tra volontari di varia estrazione (il tempo di questo incontro ad esempio, e ci auguriamo non solo). Chi anche come te che leggi, che potrebbe usare sempre meglio il tempo che già spende per gestire ciò che produce, ciò che scarta, ciò che raccoglie, ciò che fa nella sua grande casa che è la città, quotidianamente.
Se è qui che co-abitiamo davvero, in tonalità accesa, per favore, non grigi né rassegnati, allora sarà pure che non ci basti più immaginare una città costellata di fototrappole o basita da sacchetti lanciati dai balconi stile stelle cadenti tutto l’anno.
Sarà pure che per qualche minuto lontani dalle tastiere e più vicini alla strada comune venga voglia di viversela, dopo che ci si parla e ci interroghi davvero, ci si valuti allo specchio, ci si riprometta di fare davvero la differenza (e la differenziata), perché passi questo insistente temporale fatto da comportamenti grigi e borbottii, li si spazzi via dalla città, sì, ma tutti insieme, così che a persistere torni il sereno.
Insomma, ripartiamo dal principio, ad esempio dal prenderci cura, dalle piccole alle grandi bellezze di Molfetta.