Diario di Annarita – facilitatrice degli incontri
1° incontro territoriale – giorno 13 novembre, h. 16.30/19.30
c/o Parrocchia Immacolata, ZONA DI PIAZZA PARADISO
Al nostro arrivo presso i locali della parrocchia Immacolata in via Manin 4, c’è chi ci aspetta pronto a dare una mano nel sistemare le sedie in sala, chi già è pronto a chiacchierare o semplicemente a stare zitto ad ascoltare e chi da subito paventa, per l’incontro tanto atteso, entusiasmo misto ad una generica frustrazione per la situazione e il clima che si vive nella zona 7 mappa ASM.
Ed effettivamente, con ben 22 partecipanti (attestati), anzi in verità circa una trentina di cittadini in tutto presenti (oltre i conduttori), l’incontro ha di fatto rappresentato un vero e primo “battesimo” per la campagna, consentendo ai cittadini presenti di riprendere la narrazione attorno ai bisogni e al malessere di sentirsi inascoltati riguardo al tema in oggetto e così anche permettendo di rigenerare il dialogo all’insegna del sogno di soluzioni condivise al positivo.
Nell’“osservare”, “collaborare”, “riscoprire” la Molfetta allo specchio, i cittadini di questa zona molfettese si sono dimostrati “concreti”, “propositivi” e “dinamici”: le idee sulle soluzioni possibili sono state molte e variegate, forse perché altrettanto numerose sono le problematiche, percepite per altro come quotidiane e persistenti (e si riferisce inascoltate) da lunga data.
È così che alla sfida di un quartiere caratterizzato da una età media molto più elevata degli altri e quindi con moltissimi cittadini impossibilitati a raggiungere le isole ecologiche per difficoltà di deambulazione o per mancanza di disponibilità di auto, molti partecipanti avanzano l’ipotesi di introdurre un’isola ecologica lì al centro, nel quartiere, interrata o che andrebbe bene anche in modalità “mobile”. O quantomeno, secondo alcuni, sarebbe da rivedere il calendario dei conferimenti, immaginando di introdurre più giornate di raccolta dedicata all’umido, troppo spesso conservato in casa e impossibile da conferire a necessità in isola ecologica viste le distanze, come invece si suppone accada che facciano più agevolmente i cittadini residenti in quartieri più periferici o semplicemente automuniti (ammesso che ci si debba muovere in auto, inquinando, per conferire). Qualcuno avanza l’esigenza di una fase di re-istruzione sulle regole del conferimento da fare a voce, di persona, “mano a mano” agli anziani, quasi in “dialetto”, considerando che nel quartiere il tasso di scolarizzazione e anche alfabetizzazione digitale risulta basso. E non manca la richiesta da parte di una signora anziana di pensare a come far conferire l’olio esausto, <dopo che faccio le fritture dove lo butto, se non come magari si faceva prima?>, come un tempo quindi ci viene proposto, in contenitori di raccolta olio dedicati ad hoc. Ma la problematica dell’umido non è solo determinata dall’assenza di una vicina isola ecologica, è più che altro vissuta male da tutti e in primis da chi si trova, e sono in molti, a vivere ai piano terra, o in case scarsamente arieggiate o spesso piccole, troppo piccole per tenerci dentro oltre se stessi e la famiglia anche umido, mastelli, e imballaggi vari. L’assenza di marciapiedi e la ristrettezza delle strade rappresentano fattori non solo limitanti, ma di vera e propria impossibilità, non solo percepita tale ma reale, nella gestione corretta del mastello in strada. E andrebbe escogitata una strategia per limitare il littering in strade e stradine, ci viene proposto da una intensificazione dei turni della raccolta a un’alternanza più oculata dei turni di pulizia una volta a destra e una volta a sinistra ai lati delle strade.
Ricorre, in un clima appassionato, ma sempre rispettoso, la richiesta di occasioni di interlocuzione con l’amministrazione in modo da poter illustrare le specificità del quartiere e le esigenze particolari che in esso risiedono distinguendolo vistosamente dal resto della città. L’intervento del referente ASM ha costituito un’occasione di apertura e ripresa del dialogo.
La cosa più bella? Tutti i presenti hanno dimostrato grande senso di comunità, pur provenendo da sigle differenti (AUSER, parrocchia Immacolata, comitato di quartiere). Presenti realtà già in rete, persone che non si sottraggono anzi ricercano il confronto, essendo tenacemente attive nella ricerca di soluzioni che rispondano ai disagi. Tra questi disagi, anche lo stato di abusivismo e illegalità diffusa, che sembra scoraggiare al rispetto delle regole e alla partecipazione persino i cittadini più determinati. Alcune attività commerciali al limite della legalità contribuiscono a quanto pare, all’immagine di degrado e abbandono di rifiuti.
Eppure… la chiesa Immacolata e la sua facciata ottocentesca, il tutto così vicino e anche economico, le tradizioni quelle vere, il senso di famiglia, di familiarità, di ritorno alle origini, la comunità, fioriere e piante, quanto si socializzi tra le palazzine così vicine e ci si aiuti e talvolta pure ci si becchi, gli odori nel bene e nel male, i bambini che giocano su piazza Paradiso nel bene e nel male, il suo essere un quartiere multietnico e con tanta varietà socio-economico-culturale così unico a Molfetta, la storia…di un quartiere nevralgico, le luci diffuse dei lampioni e le stradine strette del settecento e ottocento, le “chianche” fin dentro le case, il desiderio di vedere una festa del quartiere con portoni infiorati e aperti, come evento in città per la città, il forte senso di appartenenza…
Ecco cosa rende davvero speciale questo quartiere per chi lo abita e come ce l’hanno fatto vivere in sole tre ore di comunicazione.
Chi ha partecipato non vede l’ora di rimboccarsi le maniche e incontrarsi di nuovo. Una identità affascinante, un clima appassionato, pazzesco e contagioso. Da rifare.
Annarita Digioia